giovedì 28 maggio 2020

Dichiarata la fine dello stato di emergenza, è tornato il traffico in Manger Street, la gente si è riversata nelle strade e, non si sa bene perchè, si vedono tantissime donne e ragazze in giro. 

Oggi pomeriggio sono andata a bere il famoso tè di Sami, signore di mezza età con una specie di baretto vicino al centro. 
Come tanti altri, Sami è piuttosto disperato per la situazione attuale e per il futuro del paese, del lavoro, della famiglia. Non ci sono soldi. In condizioni normali la strada su cui dà il suo chiosco sarebbe stata piena di sedie e tavolini con turisti da tutto il mondo, o quasi. E, invece, nulla. Ora, magari, qualche amico e non molto altro. 
Mi ha addirittura detto che la guerra sarebbe preferibile e che quando c'erano gli israeliani almeno si sapeva che forma avesse il male: bombe, esplosioni, spari. Rassegnati, si stava in casa.
Ad oggi, invece, a sua detta, non sappiamo da dove arrivi questo morbo che sta mettendo in ginocchio il mondo intero. 
E per Betlemme, che si regge molto sul turismo, è davvero una brutta storia.

Sami nel suo antro

Mi sembra addirittura di rivedere persone che non incontravo da tempo estremamente dimagrite. Spero sia solo un caso.

Stamattina al lavoro, invece, dopo aver preparato i cappelletti, stavo impacchettando nove chili di foglie di vite dentro dei sacchetti. Mentre mi dirigeva nei lavori, suor Lizzy mi ha detto che stanno cercando personale per lavorare con gli anziani la notte e mi ha molto sorpresa sentire che per questo tipo di lavoro non si presenti nessuna persona di religione cristiana. Lizzy stessa ha affermato che a questi lavori "sporchi" si abbassano solo musulman*. 

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