sabato 18 aprile 2020

D’UNA SPEDIZIONE SULL’HIMALAYA NON AVVENUTA
Ah, dunque questa è L'Himalaya.
Montagne in corsa verso la luna.
Il momento della partenza impresso
su un cielo d’un tratto squarciato.
Deserto di nuvole trafitto.
Colpo nel nulla.
Eco —un muto bianco.
Silenzio.
Yeti, laggiù è mercoledì,
abicì, pane
e due più due fa quattro,
e la neve si scioglie.
Il gallo canta
e rispunta il dì.
Yeti, non solo crimini
sono possibili tra noi.
Yeti, non tutte le parole
condannano a morte.
Ereditiamo la speranza —
il dono di dimenticare.
Vedrai come generiamo
bambini tra le rovine.
Yeti, Shakespeare abbiamo.
Yeti, il violino suoniamo.
Yeti, al calar del buio
accendiamo la luce.
Qui — né terra né luna,
e gelano le lacrime.
Oh Yeti, mezzo uomo-luna,
rifletti, torna!
Così gridavo allo Yeti
fra quattro pareti di valanghe
battendo i piedi per scaldarmi
sulla neve.
Neve eterna.

Poesia di Wislawa Szymborska

Domani è la Pasqua ortodossa. In questi giorni le campane battono spesso il colpo e altoparlanti mobili trasmettono musica araba che ti porta lontano. Eterea a suo modo, antica e spirituale da un ignoto altrove.
Qui è davvero difficile capire il puzzle religioso. L'apparente convivenza pacifica tra cristiani e musulmani cela un astio non indifferente ai miei occhi. Per ora ho avuto modo di sentire (poco) dalla campana cristiana, quindi non posso dire ancora molto.

Noi abbiamo festeggiato Pasqua domenica scorsa con quantità di cibo imbarazzanti.
Ecco una mia versione all'ingrasso (immortalata da Anna) mentre griglio in terrazza.



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