Io e Lea a goderci l'innalzarsi della Luna nel deserto del Negev |
Io e Lea nel goffo tentativo di dare da mangiare ai lama di una farm |
Appena rientrati dalla fuga nel deserto, scopriamo che il lockdown è esteso di nuovo, sia a Betlemme che in West Bank.
Al di là di ciò, il mio operato infrasettimanale all'Antonian Society continua stabilmente e suor Lizzy mi dirige in varie attività. Mi auguro di riuscire a portare un po' di cucina palestinese anche a casa. :)
Finalmente, qualche giorno fa, sono riuscita a salutare e a chiacchierare un pochino pochino a distanza con alcune delle donne anziane che vivono dove lavoro. Molte di loro vengono da storie di povertà, abbandono e maltrattamenti e sono spesso sole.
Gran peccato che tutto sia vissuto così, col contagocce, a causa del virus.
Svuotando le zucchine per farle ripiene |
Ad ogni modo è anche tempo di foglie che si staccano e rondini che ripartono.
Volo permettendo, settimana prossima, dopo cinque mesi tondi tra queste pietre e questi respiri, si profila il mio rientro in terra natia.
Nella confusione dell'incertezza, nella tensione verso un abbraccio in aeroporto, nella malinconia a dire ma'a salama (che la pace sia con te) a questa terra, mi dimeno tra speranza, impazienza e paura.
Variegato di emozioni per questi giorni di addi e di auspicabile rientro.
Dico addi perchè molto molto molto probabilmente, una volta tornata in Italia, non potrò più rientrare qui per un pezzo (sempre causa covid e causa visto da volontaria).
Spero solo che, quando potrò rimettere piede su questa terra, ci sarà ancora il nome Palestina e non solo il ricordo di una bandiera.
In realtà, ho sentito alcuni conoscenti palestinesi sostenere che la soluzione dello stato unico potrebbe migliorare le cose, a partire dal fatto che, così, si eviterebbe di prolungare questo apartheid silenzioso e senza via d'uscita.
Comunque difficile una prendere posizione netta.
Un caro saluto e a presto, inshallah
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