sabato 22 febbraio 2020

Alba dall'aereo (circa le 7 del primo giorno) 



19 febbraio 2020

PARTENZA!
Volo di quasi quattro ore senza chiudere occhio (con meno di tre ore di sonno alle spalle) causa luce abbagliante del Sole, alba super e paesaggi mozzafiato. 



Arrivo in aeroporto a Tel Aviv e i controlli sono stati praticamente inesistenti. Mi hanno solo chiesto se fossi stata in Cina, Giappone &co. bella e se viaggiassi sola o in gruppo. FINE. Poi c’è stato un momento di grande panico: dopo queste due domandine mi mettono nel passaporto il famoso visto (fogliettino blu non appiccicato altrimenti poi non entri più nei paesi arabi per il resto della tua vita). Piccolo problemino: mi accorgo che è il visto per turisti da tre mesi, mentre io dovrei avere quello da un anno da volontaria. Con Anna chiediamo a un paio di tipi dei controlli cosa dobbiamo fare, convinte di aver totalmente sbagliato a non presentare la nostra documentazione da volontari allo sportello. Ci dicono che dovremo andare in un ufficio a Gerusalemme o a Tel Aviv dove ci daranno il visto da volontarie. Nel panico e convinte di aver già commesso un bell’errore insistiamo ancora finché il giovanotto, esasperato, va a controllare in un ufficio se siamo registrate correttamente e se appariamo nell’elenco visti giusto. Tutto ok, ribadisce le indicazioni e quindi ci defiliamo. Poi attendiamo 1.5 h la comitiva di 7 persone da Foggia (qualcuno di Consorzio Icaro plus cuggini, mogli e fratelli vari) con l’altro nostro amico volontario, Umberto.
Aeroporto di Tel Aviv piuttosto grandino, non si vede l’ombra di un arabo che sia uno. Un tot di turisti e una bella quantità di ebrei (idem sull’aereo). Zero clima teso e addirittura un signore che, osservando i voli in arrivo e gironzolando, suona la fisarmonica creando un’atmosfera piacevole.
Riunita la combriccola si prende un pullmino verso Betlemme: strade perfette, PIOGGIA, stile occidentale. Passiamo il check-point (vedo il muro per la prima volta e il primo graffito di Banksy, quello con la colomba che indossa il giubbotto antiproiettile). Anche qui zero controlli. Probabilmente conoscevano l’autista e sapevano che sul bus c’erano solo occidentali comunque ho scoperto che:
1) gli ebrei non possono assolutamente entrare a Betlemme, altrimenti rischiano proprio tanto tanto la pellaccia
2) i controlli al check-point (ovviamente) sono più rigidi quando si esce da Betlemme e si oltrepassa il muro

→ miniapprofondimento: passando il muro si rimane ancora in territorio palestinese, ma negli ultimi dieci anni le fantastiche colline del circondario sono state totalmente colonizzate da plurimi insediamenti israeliani, motivo per cui Betlemme è praticamente assediata
→ altro bel punto da osservare è il fatto che Gerusalemme (città sacra per musulmani, ebrei, cristiani e altri ancora) e Betlemme distano di soli 10 km. MA se vivi a Betlemme e non ottieni un permesso speciale (difficile da ottenere!) dall’ANP (Autorità Nazionale Palestinese) non ti puoi muovere da Betlemme (!!!).

Arrivo, accoglienza nell’ufficio di ATS (Associazione Pro Terra Sancta) dove scopro amaramente che il lavoro pensato per me è in ufficio e non con i bambini, ma vedremo come si evolverà il tutto prossimamente.
Si procede verso il pranzo in un ristorantino locale vicino alla Natività in centro a Betlemme: hummus, ceci sotto un’altra forma, pane e verdure. Poi si inizia un giro in città. Via della Mangiatoia, un paio di chiese sacre e poi visita ad un paio di strutture dove lavoreranno gli altri volontari: la prima una sorta di casa famiglia dove sono accolti ragazzi con problemi sociali/familiari o ragazzi senza identità (se sei figlio di una prostituta per lo stato non esisti). Poi visita a un centro per ragazzi disabili gravi (molti bloccati in carrozzina) con gravissime disabilità fisiche e psichiche. Salutiamo i ragazzi, gli operatori, i volontari e qualche suora e ci dirigiamo verso la maison.
Sistemazione nelle nostre camere da letto (in una struttura cattolica gestita dalle suore con al piano di sopra un centro anziani e anche un asilo), cena al ristorante (La tenda) e poi nanna.


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