Alba dall'aereo (circa le 7 del primo giorno)
19 febbraio 2020
PARTENZA!
Volo di quasi
quattro ore senza chiudere occhio (con meno di tre ore di sonno alle
spalle) causa luce abbagliante del Sole, alba super e paesaggi
mozzafiato.
Arrivo in aeroporto
a Tel Aviv e i controlli sono stati praticamente inesistenti. Mi
hanno solo chiesto se fossi stata in Cina, Giappone &co. bella e
se viaggiassi sola o in gruppo. FINE. Poi c’è stato un momento di
grande panico: dopo queste due domandine mi mettono nel passaporto il
famoso visto (fogliettino blu non appiccicato altrimenti poi non
entri più nei paesi arabi per il resto della tua vita). Piccolo
problemino: mi accorgo che è il visto per turisti da tre mesi,
mentre io dovrei avere quello da un anno da volontaria. Con Anna
chiediamo a un paio di tipi dei controlli cosa dobbiamo fare,
convinte di aver totalmente sbagliato a non presentare la nostra
documentazione da volontari allo sportello. Ci dicono che dovremo
andare in un ufficio a Gerusalemme o a Tel Aviv dove ci daranno il
visto da volontarie. Nel panico e convinte di aver già commesso un
bell’errore insistiamo ancora finché il giovanotto, esasperato, va
a controllare in un ufficio se siamo registrate correttamente e se
appariamo nell’elenco visti giusto. Tutto ok, ribadisce le
indicazioni e quindi ci defiliamo. Poi attendiamo 1.5 h la comitiva
di 7 persone da Foggia (qualcuno di Consorzio Icaro plus cuggini,
mogli e fratelli vari) con l’altro nostro amico volontario,
Umberto.
Aeroporto di Tel
Aviv piuttosto grandino, non si vede l’ombra di un arabo che sia
uno. Un tot di turisti e una bella quantità di ebrei (idem
sull’aereo). Zero clima teso e addirittura un signore che,
osservando i voli in arrivo e gironzolando, suona la fisarmonica
creando un’atmosfera piacevole.
Riunita la
combriccola si prende un pullmino verso Betlemme: strade perfette,
PIOGGIA, stile occidentale. Passiamo il check-point (vedo il muro per
la prima volta e il primo graffito di Banksy, quello con la colomba
che indossa il giubbotto antiproiettile). Anche qui zero controlli.
Probabilmente conoscevano l’autista e sapevano che sul bus c’erano
solo occidentali comunque ho scoperto che:
1) gli ebrei non
possono assolutamente entrare a Betlemme, altrimenti rischiano
proprio tanto tanto la pellaccia
2) i controlli al
check-point (ovviamente) sono più rigidi quando si esce da Betlemme
e si oltrepassa il muro
→
miniapprofondimento: passando il muro si rimane ancora in territorio
palestinese, ma negli ultimi dieci anni le fantastiche colline del
circondario sono state totalmente colonizzate da plurimi insediamenti
israeliani, motivo per cui Betlemme è praticamente assediata
→ altro bel punto
da osservare è il fatto che Gerusalemme (città sacra per musulmani,
ebrei, cristiani e altri ancora) e Betlemme distano di soli 10 km. MA
se vivi a Betlemme e non ottieni un permesso speciale (difficile da
ottenere!) dall’ANP (Autorità Nazionale Palestinese) non ti puoi
muovere da Betlemme (!!!).
Arrivo, accoglienza
nell’ufficio di ATS (Associazione Pro Terra Sancta) dove scopro
amaramente che il lavoro pensato per me è in ufficio e non con i
bambini, ma vedremo come si evolverà il tutto prossimamente.
Si procede verso il
pranzo in un ristorantino locale vicino alla Natività in centro a
Betlemme: hummus, ceci sotto un’altra forma, pane e verdure. Poi si
inizia un giro in città. Via della Mangiatoia, un paio di chiese
sacre e poi visita ad un paio di strutture dove lavoreranno gli altri
volontari: la prima una sorta di casa famiglia dove sono accolti
ragazzi con problemi sociali/familiari o ragazzi senza identità (se
sei figlio di una prostituta per lo stato non esisti). Poi visita a
un centro per ragazzi disabili gravi (molti bloccati in carrozzina)
con gravissime disabilità fisiche e psichiche. Salutiamo i ragazzi,
gli operatori, i volontari e qualche suora e ci dirigiamo verso la
maison.
Sistemazione nelle
nostre camere da letto (in una struttura cattolica gestita dalle
suore con al piano di sopra un centro anziani e anche un asilo), cena
al ristorante (La tenda) e poi nanna.
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